Terza parte

Consigli per i capi di cuib, affinché l'unita al loro comando possa funzionare bene.

Punto 29. 1) Come deve essere e come deve comportarsi un capo.

Un capo deve essere compreso, deve riflettere bene quando assume una decisione, affinché questa sia buona. La decisione deve essere presa rapidamente e attuata sino in fondo.

Deve essere benevolo e amare gli uomini al suo comando.

Deve essere sereno: tale deve apparire davanti a coloro che egli comanda, non triste, scuro, nervoso.

Deve essere giusto con i legionari e con tutti. Non commetterà ingiustizia neppure nei confronti dell'avversario. Lotterà contro di lui, lo sconfiggerà: ma sempre con mezzi consentiti dalla giustizia e dalla morale; non con la viltà o con la menzogna.

Deve essere coraggioso e deciso nelle ore del pericolo. Così, se per esempio vedrà una persona in pericolo, il dovere d'onore di un legionario è di correre a salvarla, affrontando il pericolo. Esempio: incendio, annegamento, ecc.

Deve dividere le gioie e i dolori con tutti i suoi camerati. In ogni occasione, e non solo nel mondo legionario, egli deve scegliere per sé il posto più difficile. Un legionario non preme per raggiungere il primo posto a tavola o il letto migliore.

Deve essere abile, deve cioè condurre a buon esito ogni ordine, usando i mezzi più intelligenti.

Deve impartire comandi chiari e guidare i suoi uomini alla vittoria.

Non parli male dei suoi camerati. Non permetta che gli si parli male di altri.

Sappia conservare l'armonia nell'unità che egli dirige. Questa è una cosa d'importanza capitale. Un capo, anche se possedesse tutte le migliori qualità del mondo, qualora intervenisse contesa, discordia, incomprensione nell'unita che egli comanda, deve essere immediatamente sostituito! Quando più capi prendono il comando di un'unita, l'unità comincia a sfaldarsi.

Sia cortese con tutti. Non sia sgarbato con le persone, per allontanarle invece di attrarle.

Deve essere moderalo in tutto. Per esempio: non si può concepire nessun capo e nessun legionario ubriaco. Il legionario può divertirsi, ma non deve ubriacarsi.

Sia uomo di parola.

Abbia un onore che gli susciti la stima di tutti coloro che lo circondano.

In una parola, si comporti in maniera che tutti possano dire: «In un legionario puoi aver fiducia, poiché, quando si prende a cuore una cosa, egli la conduce a buon esito».

Il capo dei legionari è un uomo straordinario, il quale riesce vittorioso in ogni situazione, per quanto difficile sia. Egli deve essere vittorioso. Se cadrà, egli si alzerà di nuovo e vincerà.

Soltanto se sarà dotato di queste qualità un capo legionario riuscirà con la scuola del cuib e col potere dell'esempio a trasformare ogni Romeno, creando uno spirito nuovo, un vero carattere che saprà vincere in tutte le occasioni e del quale il paese avrà motivo di essere orgoglioso.

Punto 30. 2) Perché un capo legionario deve vigilare sopra se stesso?

a) Per non lasciarsi adescare. Gli avversari hanno due metodi di lotta. Il primo metodo è l'attacco frontale per distruggerci. Se vedono che noi abbiamo resistito e non siamo stati distrutti, allora provano il secondo metodo: l'adescamento di alcuni uomini per seminare la discordia fra di noi.

Un esempio: il processo di Vacaresti del 28 Marzo 1924. Questo processo è seguito alla nostra sconfitta. Noi però abbiamo resistito e ne siamo usciti vincitori, cioè assolti. Diverse persone ci si mostravano amiche (dopo il processo); ci invitavano alla loro mensa, ci lodavano, dicevano che eravamo buoni, intelligenti, che saremmo giunti lontano, ecc. Contemporaneamente esse cercavano di seminare la discordia fra di noi parlando male degli altri camerati. Noi ci siamo resi conto di questo attacco e riferivamo gli uni agli altri quello che ci veniva detto. E così l'attacco è stato sventato. E noi, dopo dieci anni, ci troviamo uniti come nel primo momento.

Adesso contro il movimento legionario si usa il primo metodo: il tentativo degli avversari di stroncarci. Quando però essi vedranno che non possono stroncarci, proveranno col secondo metodo: cercheranno di seminare la discordia fra di noi per mezzo dell'adescamento.

Guardate come tutti i partiti romeni si sono frazionati in seguito agli adescamenti: i liberali in due parti, gli avereschiani in due parti ed ora anche i nazional-contadini sono pronti per essere sconfitti e spaccati in due. Proveranno anche con noi. Ma noi saremo preparati e vinceremo.

Punto 31. Che cosa deve fare un capo legionario quando avverte l'attacco dell'adescamento?

Deve fare immediatamente rapporto al suo dirigente e al Capo della Legione. E deve dirlo apertamente al cuib di cui fa parte. Deve cioè svelare le trame dell'avversario.

Punto 32. b) Nella Legione non è ammesso il «mi sono irritato e me ne vado».

Se litiga con qualcuno, con un camerata, il legionario deve riconciliarsi. In ogni caso, non può andarsene dalla Legione per questo motivo, poiché non gli è permesso di adirarsi con la Legione, cioè con la lotta per il riscatto della sua Terra. E qualora se ne vada, il suo errore risulterebbe gravissimo di fronte a tutti i legionari, di fronte alla bandiera della Legione e di fronte alla stirpe. Uno può andarsene dalla Legione quando non crede più, non quando si adira.

Punto 33. La lotta con altri capi legionari.

È un grave errore che un capo legionario, per invidia, cominci a parlar male di un suo camerata di fronte agli uomini del cuib o del villaggio. Questo conduce alla divisione dei legionari, alla lotta intestina, alla vittoria del nemico. Tale fatto è così grave, che la Legione considera situazioni del genere quasi come un tradimento. Come? Distruggere la Legione per le tue ambizioni? Anche se si è nemici personali, dopo essere divenuti legionari non ci si combatte più, non si sparla più l'uno dell'altro, ma ciascuno lotta nell'incarico che ricopre e serve con fede la causa legionaria e la vittoria di domani.

Punto 34. d) Lo spirito di negazione.

Un'altra malattia da cui devono proteggersi un capo legionario e tutti gli uomini dell'organizzazione -malattia che è molto pericolosa perché determina incomprensioni in seno all'organizzazione e soprattutto perché tarpa le ali ai grandi impulsi- è la critica. La critica sotto forma di eterna insoddisfazione.

Esistono certe persone, le quali, qualunque cosa tu dica o qualunque cosa tu faccia, sono sempre insoddisfatte e hanno sempre qualcosa da dire. Costoro fanno fallire ogni tentativo di creazione, bloccano l'impulso degli uomini di azione.

La nostra organizzazione non è un'organizzazione di critica, di negazione, ma e un'organizzazione con spirito di affermazione, di combattività, di offensiva. Lasciamo che la critica ce la facciano gli storici: noi ora dobbiamo conquistare ed agire.

Punto 35.

e) Tutti i capi legionari e tutti i legionari di un comune, di una fabbrica, ecc. devono essere d'accordo su tutte le questioni che interessano la nostra organizzazione.

Esempio: alla Facoltà di Lettere di Bucarest si sono svolte le elezioni per la nomina del Presidente e del Comitato. Il legionario X, con i suoi camerati legionari, si è presentato candidato per una lista, mentre un altro legionario con un altro gruppo di legionari si è presentato candidato per un'altra lista. I legionari si sono spaccati in due e hanno perso le elezioni.

I legionari non commetteranno mai più errori così gravi. Essi marceranno uniti anche su una strada cattiva (errata), poiché la strada peggiore è la disunione. Invece, se anche tutte le truppe legionarie andassero all'inferno, qualora siano unite, esse vinceranno tutto l'inferno e torneranno indietro vittoriose. Esempio: alla elezione del sindaco di un comune, se i capi legionari decidono di votare per una determinata persona, non deve essere ammesso che un legionario voti per un altro o che inizi a criticare la decisione.

Tutti con lo stesso pensiero e lo stesso spirito. E gli avversari diranno: «Accattiviamoci i legionari, poiché sono uomini tutti d'un pezzo, decisi e uniti. Colui per il quale essi votano diventerà sindaco, ché marcian tutti nello stesso senso».

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