Dodicesima parte

Punto 82. Breve storia legionaria.

Venerdì 24 Giugno 1927, nascita di San Giovanni Battista, è stata fondata, per iniziativa di Corneliu Zelea Codreanu, Ionel I. Motza, Ilie Gîrneatza, Corneliu Georgescu e Radu Mironovici (compagni di ogni reclusione) la Legione Arcangelo Michele, così chiamata dall'icona del Santo Arcangelo Michele, situato sulla porta sinistra della chiesa del carcere di Vacaresti, icona che abbiamo avuta come protettrice in tutte le prigioni, in tutte le nostre lotte, in tutte le nostre ore di sofferenza.

Eravamo così pochi e così miseri, in quanto non solo siamo stati bersaglio delle frecce dell'ironia altrui, ma ci siamo spaventati noi stessi della nostra miseria. La fede però non l'abbiamo perduta nemmeno per un momento. Non abbiamo avuto nemmeno un secondo di dubbio. Sembra che Iddio abbia riunito appositamente persone così misere, per mostrare che nella vittoria legionaria la materia non ha svolto nessun ruolo. Sin dal primo momento io ho avuto la visione chiara della vittoria finale e mi sono assunto l'intera responsabilità del comando. Da allora noi siamo passati attraverso difficoltà, pericoli e rischi innumerevoli, ma questa visione della vittoria non mi ha abbandonato nemmeno un secondo.

Dal primo giorno ci hanno seguito gli attuali legionari (negli occhi dei quali si leggeva la medesima fede potente): Hristache Solomon, Al. Ventonic, Niculai Totu, Ion Banea, ing. Clime, ing, Blanaru, Victor Silaghi, dean Bordeianu, Dumitru Ifrim, Andrei Ionescu, Mile Lefter, Spiru Peceli, Gh. Potolea, ecc. e il primo nostro protettore, il gen. dr. Macridescu.

Il 1° Agosto 1927 appare Pamîntul Stramosesc nella tipografia «Libertatzii»1 di Orastie, col grande aiuto del reverendo Ion Motza, al quale fanno seguito i contributi dei giovani della F. d. C. Focsani con Traian Cotiga e V. Chirulescu e la F. d. C. Dunarea con Tzocu, poi la madre Pamfilia Ciolac, il padre Isihie Antohi, Sebastian Irhan, Danileanu.

L'8 Novembre (Santo Arcangelo Michele), primo impegno solenne. Si impegnano solennemente: Corneliu Zelea Codreanu, Ioan I. Motza, Ilie Gîrneatza, Corneliu Georgescu, Radu Mironovici, ing. Clime, Hristache Solomon, Mile Lefter, Ioan Banea, Victor Silaghi, Niculai Totu, Al. Ventonic, D. Ifrim, Pantilimon Statache, Ghitza Antonescu, Guritza Stefaniu, Emil Eremeiu, Jean Bordeianu, M. Ciobanu, Marius Pop, Misu Crisan, il pope Butnaru, Budeiu, Tanasachi, Stefan Budeci, Paul Mihaiescu (disertore).

Il 19 Febbraio 1928 dopo due mesi di sforzi, comperiamo la camionetta battezzata «Caprioara Legiunii»2 (234.000 lei). In estate, per il mantenimento del movimento e per pagare le rate della camionetta, lavoriamo alla fabbrica di mattoni (120.000 mattoni) e all'orto (un ettaro), scherniti ogni giorno dai cuzisti. Poi commerciamo, trasportando gli ortaggi con la camionetta dal nostro orto e li vendiamo ai monasteri di Agapia e Varatec. Continuiamo in silenzio l'attività del movimento.

Il 15 Dicembre 1929, prima riunione politica legionaria a T. Beresti e poi in Valea Horincei, circond. Covurlui. Compaiono nuovi militanti: Tanase Antohi, Dumitru Cristian, V. e N. Bogatu, Chiculitza, Bigu, Hasan, Bourceanu, poi, da Foltesti, la famiglia Pralea.

25 Dicembre 1929. Turda Ludos, con Amos Nechita, Victor Moga, Colceri, Damian, ecc. Amancei, Banica.

Il 27 Gennaio e il 3 Febbraio 1930 grandi assemblee a Cahul. Interviene anche il sig. Ioan Zelea Codreanu, Stefan Moraru, Mos Cosa, Gîrnet, Trifan Vlahu (morto), ecc.

Estate 1930. Divieto della marcia in Bessarabia. Arresto. Assoluzione.

8 Novembre 1930. Costituzione del Senato della Legione. Prof. Traian Braileanu, Cernautzi; gen. dr. I Macridescu; prof. Ion Zelea Codreanu; padre Partenie Matei, pazroco di Tirgu Mures; padre Genrgescu, parroco, Bucarest; E4ristache Solomon, grande propri tario, Focsani; col. inv. Paul Cambureanu; Ion Ciocirlan, scrittore; Al. Zissu, grande proprietario, Bucarest; Spiru Peceli, comandante inv., Galatzi; Ioan Butnaru, proprietario, lasi; Guvitza Stefaniu, proprietario. E!enco da completare fino al numero di 100.

1° Gennaio 1931, arresto di Corneliu Zelea Codreanu, Banea, Totu, Amos. Assolti dopo 77 giorni d'arresto dalla Corte d'Appello di Casatzie.

1° Giugno 1931. Partecipiamo per la prima volta alle elezioni in 17 circondari. Otteniamo 34.000 voti. Perdiamo.

Il 31 Agosto, elezioni parziali a Neamtz. Ci sostiene Nutzu Esanu. I legionari, con 11.000 voti, superano tutti i partiti di Romania.

Il 27 Aprile 1932, elezioni parziali a Tutova. Per la seconda volta, dopo lotte difficili, ma gloriose, i legionari vincono tutti i partiti di Romania.

Il 17 luglio 1932, elezioni generali. I legionari combattono in 36 circondari ottenendo 79.000 voti e 4 mandati parlamentari.

I deputati legionari in Parlamento: atteggiamento silenzioso, composto. Lotta per estendere l'organizzazione nel paese. La corrente legionaria cresce. Possediamo 17 giornali con una tiratura di 35.000 copie, una tipografia, due automobili, Siamo prossimi ad acquistarne altre tre. Procediamo con fede, in queste ore difficili, verso il destino luminoso della nostra Patria, pronti, oltre un migliaio di legionari, a tutti i sacrifici.

Punto 83. L'IMPEGNO SOLENNE DI TUTTI I LEGIONARI.

La mattina del giorno 8 Novembre 1927 ci siamo adunati nella nostra sede, noi tutti legionari di Iasi e alcuni che si sono preoccupati di venire da altre parti.

Non molti di numero, ma potenti per la nostra incrollabile fede in Dio e nel Suo aiuto, forti per la nostra ostinata risoluzione di resistere a qualunque uragano, forti per il nostro completo distacco da tutto quanto è terreno, il che si manifesta col desiderio, colla gioia di risolvere in modo eroico i nostri legami terreni, servendo la causa della stirpe romena e la causa della croce.

Questo era lo stato d'animo di coloro che aspettavano con impazienza l'ora del giuramento, per formare entusiasticamente la prima ondata di assalto della Legione. E ognuno può capire che non poteva esservi uno stato d'animo diverso, quando in mezzo a noi, vestiti negli abiti bianchi come nelle ore solenni, s'erano raccolti: Ion I. Motza, Ilie Gîrneatza, Radu Mironovici, e Corneliu Georgescu, coloro cioè che passando di prigione in prigione hanno sopportato tutto il peso del movimento nazionale da cinque anni a questa parte.

La preghiera.

Alle dieci siamo andati tutti in costume nazionale, col berretto di pelo, col grande svastica sul cuore, marciando in colonna alla chiesa di Santo Spiridione, ove si è celebrato un ufficio funebre in suffragio delle anime di Stefan Voevod, Signore della Moldavia, di Mihai Viteazul3, di Mircea, di Ion Voda, di Horia, di Closca e Crisan, di Avram Iancu, di Tudor, del Re Ferdinando e delle anime di tutti i voivodi e i soldati caduti sul campo di battaglia per la difesa della terra romena contro le invasioni nemiche.

Solennità della cerimonia del giuramento.

In colonna cantando l'Inno della Legione, siamo ritornati al «Camin»4. La ha avuto lunga la religiosa e solenne cerimonia del giuramento dei primi legionari.

La terra avita.

Questa solennità si è iniziata mescolando la terra portata dalla tomba di Mihai Viteazul da Turda con la terra moldava di Razboeni, dove Stefan cel Mare5 combatté la sua più difficile battaglia, e con quella di tutti i luoghi in cui il sangue degli antenati s'è mescolato con la terra, in cruente battaglie, santificandola. Quando s'apriva il pacchetto con la tetra, prima di versarla sul tavolo, si leggeva la lettera di chi l'aveva portata o inviata.

LA TERRA DI TURDA. (Lettera). Fratelli! Ho inviato la terra che mi avete chiesta. Vi garantisco la sua provenienza, poiché io in persona l'ho tolta dalla tomba di Mihai Viteazul, io l'ho portata via e impacchettata6.

Turda, 18 Sett. 1927.
Isac Mocanu, prof. di liceo a Turda.

LA TERRA DI RAZBOENI (Lettera).

Io sottoscritto Corneliu Georgescu, avvocato, mi sono personalmente recato a Razboeni (Circ. Neamtz), e ho preso della terra accanto al monumento innalzato sul luogo della battaglia in cui si sono sacrificati 10.000 soldati di Stefan cel Mare.

7 Novembre 1927.
Corneliu Georgescu

Che cosa dice la storia sulla battaglia di Razboeni (1476): Sul luogo della battaglia Stefan innalzò una chiesa, la cui iscrizione dice: «Nell'anno 7984 si levarono il potente Maometto, imperatore turco, con tutta la sua potenza e Basarab Voevod, con tutta la terra bassaraba, e giunsero fin qui al luogo che viene chiamato Rîul Alb... dove noi facemmo anche grande guerra con loro nel mese di luglio, e per volontà di Dio furono vinti i cristiani dagli infedeli e cadde la una gran folla di soldati della Moldavia».

(Storia dei Romeni di Floru, pagg. 184-185).

Poi fu portata e versata sul tavolo LA TERRA DI SARMIZEGETUZA. (Lettera). Dichiarazione: Noi sottoscritti dichiariamo di aver visitato, il giorno 17 Ottobre 1927, gli scavi del forte di Costesti, della cittadella di Sarmizegetuza e di aver prelevato terra da diverse parti della cittadella e specialmente da uno dei locali -recentemente venuti alla luce- bruciati nel corso dell'assedio, motivo per cui le zolle di terra sono rosse, simbolo del sangue che là è stato versata in abbondanza. Questo forte era comandato dal cognato di Decebalo e la sua caduta nelle mani dei Romani venne a spostare il sistema di difesa di Sarmizegetuza, che poi cadde definitivamente.

Che cosa dice la storia sulla lotta di Decebalo.

«La disperazione e la furia, l'odio e la crudeltà dei Daci si univano all'eroismo che difende il suolo della Patria e non lascia al vincitore se non un mucchio di cenere e di rovine. Sulla colonna di Traiano si vede come donne daciche tormentino i prigionieri romani. Alcuni sono tenuti legati mani e piedi, nudi, e vengono bruciati con fiaccole accese.

Dall'interpretazione dei rilievi della colonna di Traiano risulta che le sorti della guerra esitarono fra Daci e Rornani, finché la strategia, la tattica e il numero vinsero.

Il re (Decebalo) si avvio furtivamente per un sentiero montano, al fine di radunare le schiere sbandate e continuare la lotta sino alla fine, mentre i suoi sudditi più illustri, i pileati, preferirono morire nella capitale che non era più loro. Stretti intorno a un grande vaso di veleno, scelsero la morte in luogo della vita senza libertà.

Di nuovo egli tentava la fortuna delle armi, finché, circondato da ogni parte e sul punto di cadere coi suoi due figli nelle mani dei cacciatori romani, si trafisse con la sua spada, lasciando ai vincitori un cadavere... (Storia dei Romeni di Floru, pagg. 38-39).

LA TERRA DI CALUGARENI. Venne poi versata sul tavolo la terra di Calugareni, dove Mihai Viteazul si gettò egli stesso, in sella a un cavallo bianco, in mezzo ai Turchi, con l'ascia in mano, distruggendo il loro esercito e ponendoli in fuga.

A Calugareni vi fu la più grande vittoria di Mihai sopra i Turchi. (Lettera): «Mi sono recato in treno fino a Mihai Bravu, e di là, con un carro, ho proseguito per 13 chilometri in mezzo ai boschi. Ho ricevuto un grandissimo aiuto dal reverendo Laurentziu di Calugareni, il quale mi ha condotto fino al luogo della lotta, a "Dîmb", come viene chiamato. Là ho raccolto la terra».

8 Ottobre 1927.
Stefan Anastasescu
studente, Bucarest, Str. Serbau Voda 43

LA TERRA DI PODUL INALT (Lettera). «Ho prelevato questa terra presso il comune di Cautzalaresti (Podul Inalt), cire Vaslui, la località in cui ebbe luogo li battaglia di Stefan cel Mare coi Turchi».

Maresciallo Rotaru, Regg. 25 fant.

Che cosa scrive la storia: ...Stefan aveva un grande esercito, come non fu mai raccolto sotto una bandiera romena fino ai tempi di Re Carol; 40.000 Moldavi, tutti contadini. L'armata turca era di 120.000 uomini. Luogo della lotta fu il circondario di Vaslui. Il giorno della lotta, secondo alcune fonti, sarebbe stato il 6 Gennaio 1475. Stefan non lo precisa, ma scrive «verso l'Epifania». Qui ebbe luogo la più grande vittoria di Stefan cel Mare «Tuttavia non fu una battaglia di sorpresa, né venne vinta senza grandi perdite, ché i Turchi si volsero contro Stefan, il quale perse molti Moldavi... Ma a un certo momento la battaglia sembrava perduta, se non fosse stato per l'intervento di Stefan, il quale balzò, lui in persona, in mezzo ai Turchi e frantumò le loro ali grazie al miracoloso potere di Dio. Il giorno 5 Gennaio, Stefano scrive a tutti i principi che è stato attaccato da 120.000 Turchi, aiutati da Basarab, ma per l'Epifania «li ho vinti e umiliati e li ho passati tutti a fil di spada». Stefano non ebbe pietà, come il destino: uccise, impalò, respinse anche i più elevati riscatti. «Che cosa hanno cercato nella mia povera terra, se sono così ricchi»... Per render grazie a Dio, Stefano, con tutti i soldati vincitori, stette tre giorni a pane e acqua, tenendo fede all'impegno che avevano preso nei giorni dell'invasione. Seguirono poi giorni di gioia. (Storia dei Romeni di Floru, pag. 181-2).

La terra di Suceava, Cetatea Neamtzului, Hotin e Soroca. Venne poi portata la terra di queste quattro città e luoghi gloriosi dei Romeni e fu versata sulla tovaglia bianca del tavolo, sopra la terra che già vi si trovava. Dopo di che fu letta la lettera del legionario Budei, il quale aveva portato la terra di sua propria mano.

La terra del luogo in cui Horia venne messo sulla ruota. Fu poi aperto il pacchetto con la terra di Alba Iulia, mandata dal maestro Iordache Popa con le righe seguenti: «Questa terra è bagnata del sangue dell'eroe Horia. Presa dalla località chiamata «Curci», da cui ha inizio la strada Alba Iulia-Pîclisa, lungo la strada Cetate-Gara. Qui Horia fu messo sulla ruota dagli Ungheresi».

Iordache Popa, maestro
Com. Drîmbar, Alba Iulia

Alba Iulia, 29 Ottobre 1927.

La terra del sepolcro di Avram Iancu. Fu poi aperto il pacchetto inviato da Petru Popa, maestro, com. Ribicioara (Baia de Cris), contenente 1 kg. di terra «del sepolcro dell'Eroe Iancu».

Venne aperto un secondo pacchetto, portato dal medesimo sepolcro dal sig. Ion I. Motza, che fu versato sopra l'altra terra.

La terra del colle di Roscani, dove morì di sete l'esercito di Ioan Voda cel Cumplit, portata dalla signorina Ileana Constantinescu, studentessa.

Venne poi portata la terra dei cimiteri e dei campi d'onore dell'ultima guerra: la terra del Jiu, dove si svolsero terribili battaglie. (Lettera). «Sono partito da Craiova col treno per la valle del Jiu fino a Filiasi e di là, seguendo tutte le informazioni che erano in mio possesso e quelle che mi furono date dagli abitanti del luogo, risalii la valle del Jiu per circa 7 km. fino ai luoghi in cui si svolsero le battaglie di Pesteana e di Tzîntzareni. Là, dall'angolo del mio circondario, dove si toccano i circondari di Dolj, Gorj e Mehedintzi, raccolsi in egual misura terra dalla sponda del Jiu, dal bosco e da altri luoghi, per esser sicuro che il mio sacchetto contenesse anche della terra bagnata di sangue».

Iuliu Stanescn, studente
Com. Marsani (Circ. Dolj)

La terra di Marasesti e Marasti. (Lettera). «Invio in un cestino due sacchetti di tela bianca con terra di Razoare, dove si svolsero i combattimenti del 6 Agosto 1917. Inoltre, un sacchetto di terra di Marasti, raccolta m due punti diversi, dove furono decimati il 2° reggimento Cacciatori e il 30° reggimento di fanteria di Muscel».

Hristache Solomon, Focsani,
Viale Lascar Catargiu 22

La terra di Oituz e di Casin. Dichiarazione. Noi sottoscritti dichiariamo che la terra raccolta dal sig. Butnaru, impiegato, Iasi, è stata prelevata dalle seguenti località: Valea Manciugului, Grozesti-Sticlarie, Magura-Casinului, Sticlarie e dal cimitero degli eroi di Casin, località in cui avvennero le più cruente battaglie fra Tedeschi, Ungheresi e Romeni.

I. Butnaru, P. Plopeanu (Onesti); T Mocanu (Rajula); I. Gh. Buzatu, D. R. (Casin); Osudveanu (Grozesti).

La terra di Prumaru, dove si verificò il terribile attacco della cavalleria romena, in cui morirono tutti fino all'ultimo. (Lettera): «La terra è proprio di un punto in cui fu sepolto un eroe colpito diritto al cuore».

Padre Theodor N. Iancu, Prunaru (Circ. Vlasca)

La terra di Tartucaia, dove caddero molte migliaia di Romeni, arrossando le zolle con il loro sangue. (Lettera): «Sono andato immediatamente a Turtucaia e mi sono portato sul lato occidentale della città, dove ho raccolto la terra, proprio dal ridotto che passò dieci volte dalle mani dell'uno a quelle dell'altro schieramento. Questo ridotto è oggi deserto e la terra è presa proprio da una tomba dalla quale sono stati disseppelliti i resti di molti soldati e nella quale si trovano ancor oggi delle ossa. Accogliete la terra bagnata con molto sangue dalla nostra stirpe».

Sandu Snagoveanu,
Com. Uzumgeorman

Si aggiunse anche la terra inviata dal parroco di Turtucaia.

I nostri cuori furono scossi da un brivido profondo dinanzi alla terra dei nostri padri e antenati, caduti sul campo dell'onore con l'arma in mano e la fronte rivolta al nemico, dei soldati di Decebalo caduti sotto le rovine di Sarmizegetuza -fino a quella dei soldati di ieri, annientati dalle granate di Marasesti e Turtucaia. Allora due legionari si avvicinarono e cominciarono a mescolare religiosamente questa terra, mentre gli altri, salutando col braccio in alto, cantavano a gran voce l'inno della Legione.

Su, Romeni, alla lotta! È giunta l'ora,
L'ultima, per il popolo romeno...

Il momento fu tanto sublime e tanto commovente, che nessuno di noi poté impedire che una lacrima gli bagnasse le ciglia: in questo canto era il grido stesso delle nostre sofferenze, delle sofferenze della stirpe romena, ed esso si rivolgeva agli antenati e ai prodi che da 2000 anni erano vissuti su questa terra. Era l'appello stesso al valore.

IL SACCHETTO DI TERRA

IL TALISMANO DEL LEGIONARIO

Con la terra mescolata in questo modo furono riempiti diversi sacchetti più piccoli, che vennero dati a ciascuno, dopo l'assunzione dell'impegno solenne, per essere portati al collo. Ion Motza accolse l'impegno solenne di Corneliu Codreanu, dopo di che già affido il sacchetto di terra. In seguito, Corneliu Codreanu accolse l'impegno di Ion Motza e degli altri. Questo impegno constava di 5 domande e risposte, e cioè:

1. Ti impegni, in nome del diritto della Patria in pericolo, a distruggere tutti i tuoi desideri e interessi personali? - Risposta: Sì!

2. Riconoscendo che lo spadroneggiare dei Giudei sopra di noi porta alla nostra morte spirituale e nazionale, ti impegni ad esserci fratello nella lotta per la difesa, la purificazione e la liberazione della terra avita? - Risposta: Sì!

3. In questa lotta ti sottometterai alla Legione dell'Arcangelo Michele? - Risposta: Sì!

4. Porterai questa terra con devozione sul tuo petto? - Risposta: Sì!

5. E non te ne andrai da noi? - Risposta: Non me ne andrò.

Quando ognuno aveva risposto a queste domande, prendeva il sacchetto di pelle legato con un cordoncino di seta. La cerimonia cominciò alle ore 1,30. Dopo pranzo alle 3 ebbe inizio la riunione. Essa fu presieduta dal più anziano dei legionari presenti, Hristache Solomon di Focsani. La riunione durò fino alle 6,30, dopo di che venne data lettura del seguente comunicato:

1. La Legione afferma che al di sopra degli interessi personali sta la Patria con tutte le sue esigenze.

2. Al servizio di questa Patria calpestata dagli stranieri, tutti i figli della terra romena devono accorrere, col loro spirito e col loro braccio.

3. La Legione si rivolge a tutti coloro che si sentono soldati, chiamandoli sotto la sua bandiera in difesa della terra avita.

4. La Romania è dei Romeni. Per i Giudei, la Palestina. Giustizia al Romeno e morte al traditore. Viva in noi il cuore di soldato! Viva, fiorisca la Nuova Romania!

Così terminò il giorno dei Santi Arcangeli Michele e Gabriele. Possa avvenire che, portando ciascuno di noi sul suo cuore -come un talismano- la santa zolla della terra avita, riusciamo a trarre da esso il sangue dei prodi e a versarlo nelle nostre vene.

Sintesi programmatica.

Il riassunto del programma legionario si trova pubblicato in un altro opuscolo. Qui ne indichiamo alcune linee generali.

Punto 84.

Il primo punto del programmi legionario. Se qualcuno ve lo chiede, ditegli che è IL GIURAMENTO PER IL CASTIGO. Il giorno seguente la vittoria legionaria sarà costituito IL TRIBUNALE ECCEZIONALE, che chiamerà di fronte ad esso è giudicherà per tradimento della Patria:

a) Tutti i ladroni del pubblico denaro;

b) Tutti coloro che hanno accettato ricompense in denaro per agevolare gli affaristi;

c) Tutti coloro che, calpestando le leggi fondamentali del paese, hanno perseguitato, imprigionato, colpito i legionari o le loro famiglie. Qualunque carica essi ricoprano -quella di gendarme o di primo ministro- non sfuggiranno a questo giudizio. Troppo si sono illusi questi signori che la Terra Romena sia un loro latifondo, che le leggi esistano perché loro le calpestino sotto i piedi e che noi siamo, su questo latifondo, braccianti a cui si debba frustare la schiena. Il popolo romeno, conscio dei propri diritti, inizierà la sua nuova vita con un'OPERA DI CASTIGO LEGALE. Attendiamo questa ora con pazienza. Senza questa ORA DEL CASTIGO non è possibile nessuna rivoluzione in questa terra. I capi dei cuiburi redigeranno rapporti particolareggiati e minuziosi su tutte le illegalità commesse, e li presenteranno al Capo della Legione.

Punto 85.

DISCORSO tenuto dal Capo della Legione nel Parlamento del Paese. Dal Monitorul Oficial7 del 3 Dicembre 1931.

Il deputato Corneliu Zelea Codreanu prende la parola.

Signor presidente, signori deputati: io sono il più giovane fra voi e rappresento un movimento giovanile. Sono giunto qui con le mie proprie forze, senza l'aiuto e l'appoggio di nessuno. Credo che gli attuali capi della Grande Romania si stancheranno di dover ascoltare anche me, esponente della nuova generazione, generazione angustiata, generazione di cui tanto si è parlato, generazione martirizzata, generazione -potrei dire- crocifissa. Credo sia bene che l'Onorevole Camera abbia un po' di buona volontà per ascoltare anche noi, poiché ritengo sia bene che oggi i governanti sappiano qual è la preoccupazione, quali sono le opinioni, qual è l'orientamento politico della generazione che, col vostro permesso o senza il vostro permesso, dovrà succedervi domani su questi banchi. In ogni caso tengo ad affermare sin dall'inizio che noi non siamo una generazione quale viene descritta da una certa stampa. L'unico scopo che noi perseguiamo è di difendere la Patria sacra, la Patria minacciata dalla furia dell'uragano, la Patria dei nostri padri e il nido caldo di coloro che vengono dopo di noi. E, per fissare in breve i nostri punti cardinali, dirò: non c'è qui nessuna generazione immorale, nessuna generazione senza

Dio, né repubblicana o antimonarchica. Fisso questi punti in: Dio, Patria, Re, Famiglia, Esercito quest'ultimo col compito di garantire l'esistenza dello Stato Romeno.

V. G. Ispir: Per questo potete essere al nostro fianco.

Corneliu Zelea Codreanu: Io, signori, devo delineare questo problema, poiché sono il capo di un piccolo gruppo e devo sviluppare i miei punti di vista.

Sono stato in Maramures, nel Maramures che è la culla dei nostri fondatori, i Moldavi (gli abitanti del Maramures sono gli avi di Stefan cel Mare si Sfînt, signore di Moldavia). E là, in occasione di un processo che ho avuto a Satu Mare, al quale ha assistito anche il prof. Catuneanu, è venuto un vecchio coi capelli bianchi e ha testimoniato, di fronte alla richieste dei giudici, quanto ora vi riferisco: «Noi del Maramures siamo di ceppo nobile, e abbiamo avuto feudi nostri e monti nostri. Fino al 1847 eravamo padroni. Nel 1848, quando ero bambino, sono arrivati, nel nostro comune, i primi giudei».

E qui introduco una piccola parentesi. Io non uso la parola giudeo per insultare qualcuno. Io li chiamo giudei, poiché credo che così essi si chiamino e d'altra parte -cosa che mi pare curiosa- quella è la sola nazione che scansa il nome che le è proprio, il nome che essa ha.

E quando io ho la salda consapevolezza -vi prego tutti di credermi- che questa popolazione sferra un attacco alla nostra terra e cerca di insediarsi sopra di essa, allora, vi prego di credermi, per me è cominciata una lotta per la vita e per la morte e non ho nessuna voglia di scherzare o di insultare qualcuno. Per me una cosa è chiara e precisa: intelligente o non intelligente, parassitaria o non parassitaria, morale o immorale, questa popolazione è una popolazione nemica che si è accampata sulla nostra terra. E io intendo lottare contro di essa con tutti i mezzi che mi porrà a disposizione l'intelletto, la legge e il diritto romeno.

Ebbene, signori, diceva quel vecchio:

«Da noi, nel 1848, sono venuti i primi cinque giudei, che i nostri padri, vedendo com'erano laceri e affamati, lasciarono per compassione al margine dei nostri feudi, Oggi, nel 1930, di quei 62 monti ne abbiamo perduti 60. Noi Romeni abbiamo ancora soltanto 2 monti, mentre gli altri 60 sono nelle mani dei giudei. Oggi noi ci siamo ritirati e stiamo, poveri e senza pane, al margine dei loro latifondi».

Ebbene, questa situazione del Maramures si estende anche in Bucovina; questa situazione si estende anche nella nostra Moldavia, dove le chiese vengono chiuse e gli altari crollano. Ed io chiedo a voi tutti: Che ne sarà di una stirpe a cui vengono distrutti gli altari?

Il nostro commercio è stato sottomesso. Da noi, nell'antica Bîrlad, in quella Bîrlad che esportava merci in Polonia sotto Stefan cel Mare ed esportava da Cetatea Alba fino a Costantinopoli e ad Alessandria, da noi è rimasto un solo commerciante romeno di manufatti.

Ebbene, signori, non si può trascurare questo problema e nessuno può dire che questo non sia un problema d'importanza capitale nella politica della Romania moderna. Nei nostri confronti si compie esattamente ciò che è stato commesso ai danni dei Pellirosse dell'America del Nord: ci troviamo di fronte a un'invasione straniera e abbiamo tutto il diritto e il dovere di difendere la terra dei nostri padri. A me non interessa chi viene e chi è; a me pare una cosa curiosa che, quando venivano i nemici armati a rubarci la nostra terra, noi stavamo tutti saldi nelle trincee con le armi in mano, mentre oggi, quando l'arma si è trasformata in denaro e quando costoro sono in grado di comprare la nostra terra coi loro denari, non c'è più nessuno fra noi che protesti.

Ecco, signori, come si pone questo problema.

Voi sapete molto bene che i Pellirosse dell'America del Nord sono lentamente scomparsi di fronte all'invasione anglosassone. Oggi tutta l'Europa li compiange e li rimpiange perché erano una gente valorosa, ma si dice: «Che fare? Ci sono stati altri più forti».

Signori, penso con terrore che, a un dato momento, l'Europa dovrà compiangere anche noi e i nostri figli. E per quanto riguarda la nostra angustiata gioventù, che, come vi ho detto, è stata tormentata per questa idea (io vengo qui dopo due anni di ingiusta reclusione), ebbene, signori, io vi dico: che cosa volete che facciano questi giovani, i quali sono stati colpiti da ogni governo, fino ad oggi? Desiderate che un bel giorno noi facciamo fagotto e partiamo in un'altra terra, per altre contrade, a guadagnarci il pane e trovare un rifugio per una vita libera? Noi non vi chiediamo troppo. Vi chiediamo una sola cosa: di lasciarci qui, su questa terra, sotto la benedizione delle ossa dei nostri antenati.

Signori, mi spiace che nel messaggio del governo non si veda assolutamente nulla per noi, nemmeno un barlume di speranza e nemmeno la minima preoccupazione da parte di chi governa questa terra per i problemi che ho esposto poc'anzi.

Signori, da questo problema passero a un altro problema di grande importanza: il problema della miseria. Ho portato in questa scatola alcuni pezzi di pane del Maramures e delle montagne del circondario Neamtz, affinché vediate che pane mangia il Romeno del Maramures e il montanaro delle nostre parti. Oggi, quando la gente si lamenta della produzione del grano, tutti attribuiscono la crisi al fatto che il grano si vende a un leu al chilo, ed ecco che pane mangiano questi uomini!

(Il deputato Corneliu Zelea Codreanu presenta all'Assemblea un pezzo di pane nero).

Bisogna che ci si stringa il cuore per il dolore e credo che ogni popolo d'Europa, vedendo questa immagine della miseria in cui vive la stirpe romena, piangerebbe di compassione. Ho portato questi pezzi di pane avvolti e riposti in questa scatola elegante, affinché vediate di quanta artificiosità e di quanta indoratura di benessere si veste questa miseria romena. Io la depongo con dolore sul banco ministeriale, e pregherei l'onorevole governo di tenerla a disposizione, affinché, chiunque abbia il coraggio di scherzare alle spalle della stirpe romena, veda, prima di tutto, di che cosa essa si nutre.

Signori, di fronte alla miseria che stringe tutta questa terra, devo chiedere: qualui sono le misure con cui il governo intende opporsi a questa marcia della miseria che cresce sempre di più?

Signori deputati, per me è chiaro che il governo ci si presenta con due soluzioni:

1. La soluzione sentimentale del sacrificio.

2. La soluzione economica della conversione.

Per quanto riguarda la soluzione del sacrificio sono anch'io uno di coloro che la ammettono, ma affermerò qui un principio immutabile: né voi né nessun altro ha il diritto di fare appello ai pochi soldi di un uomo di onore fino a quando non sarà stato restituito alle casse dello Stato l'ultimo soldo rubato dai banditi che hanno spogliato questa terra.

Per quanto riguarda l'altra soluzione, la soluzione della conversione, io sono per essa. Essa però non è una medicina. Medicina e ciò che uccide la causa della malattia, cioè il microbo. La conversione è una bombola d'ossigeno che l'onorevole governo somministra all'economia nazionale moribonda.

Sono per il progetto della conversione e lo voterò; ma ci tengo a dire che aspetto di vedere altre misure e specialmente le misure radicali necessarie per affrontare i disgraziati tempi che corrono.

Signori deputati, il terzo punto, riguardo a cui dirò alcune parole, è la questione dei partiti e la questione della democrazia.

Signori deputati, l'oggetto principale delle discussioni in risposta al messaggio del governo è stato quasi interamente: siamo contro l'abolizione dei partiti o per l'abolizione dei partiti? Riguardo a ciò io vi dichiaro il mio punto di vista. Chi e che deve decidere l'abolizione o il mantenimento dei partiti? Potete voi abolirli o mantenerli? No. Chi deve decidere è il popolo, e il paese affamato e nudo. Nel momento in cui dovrà decidere, il popolo vedrà se deve o no abolirli, In ogni caso vi dirò che il popolo non ama i partiti politici, Questo è un fatto sicuro e voi, in un regime democratico, non vi potete mantenere alla direzione di uno Stato contro la volontà del popolo. Anche questo è un fatto sicuro.

Rimane ancora una questione. Diceva qualcuno: i partiti non sono nati per improvvisazione, ma sono il risultato di un'evoluzione. Si, anch'io sono per questa teoria e applico ai partiti la legge dell'evoluzione. I partiti, come tutte le cose di questo mondo, nascono, si sviluppano e muoiono. Credo che i partiti non siano la forma superiore di una perfezione che abbia conquistato il diritto all'immortalità.

C'è ancora una questione, di ordine esterno. Voi vedete molto bene che tutta l'opinione pubblica d'Europa si indirizza verso le ali estreme. Ebbene, queste estreme, come due macine di mulino, macineranno pian piano tutti i partiti.

Signori deputati, guardate in Europa. Ci sono due forti ali estreme: l'estrema destra e l'estrema sinistra che si rafforzano. A un certo momento una di loro vincerà. Ebbene, io vi chiedo (e lo chiedo specialmente a quelli fra voi che si sono sempre inchinati di fronte all'Europa e hanno sempre tremato al minimo alito di vento): in un'Europa in cui vince una delle estreme, potrete voi resistere alla corrente di questa Europa?

Per quanto riguarda il nostro orientamento, se dobbiamo scegliere fra queste due estreme, noi siamo fra coloro che credono che il sole non sorge a Mosca, ma a Roma. Noi crediamo che i nostri padri, i nostri antenati che ci hanno portati su questa terra, le loro ossa ci trasmettano, almeno ogni mille anni, qualche buon avvertimento, qualche buona idea, nei nostri momenti difficili e dolorosi.

Infatti, signori, riguardo ai partiti, la nostra generazione, guardando dall'esterno constata:

1) Che un partito politico è una società anonima di sfruttamento del voto universale; 2) Che tutti i partiti sono democratici, poiché utilizzano il voto universale nella medesima maniera; 3) Che essi trascurano gli interessi del popolo e del paese soddisfacendo soltanto gli interessi particolari dei loro partigiani; che la democrazia è irresponsabile, le manca il potere della sanzione; che tutti i partiti commettono delitti, si tradiscono l'un l'altro, nessuno di loro applica punizioni contro i propri partigiani, altrimenti li perderebbe, né contro i loro avversari, poiché questi, a loro volta, commettono i loro stessi delitti.

E in tale questione permettetemi di attrarre la vostra attenzione soltanto sulle frodi compiute dalla guerra in qua, rimaste tutte senza punizione: le frodi da 12 miliardi dell'alcool metilico; le frodi da 900 milioni dell'ottone delle ferrovie; il pesce sovietico; le calosce sovietiche; i boschi del circondario Neamtz; i boschi della Bucovina, ecc. Secondo un calcolo sommario, la somma delle frodi che sono state perpetrate sul territorio di questo paese dalla guerra in qua raggiunge la cifra di 50 miliardi di lei.

La democrazia vista dal di fuori ci da l'impressione di una vasta complicità fra criminali. Conclusione: la democrazia è incapace di autorità.

E ancora una cosa; devo sottoporvi una questione che forse a molti non piacerà. Vi prego, signori, di tollerare la nostra severità in tutto quanto concerne la stirpe romena e l'onore. Dichiaro qui che la democrazia è al servizio dell'alta finanza nazionale o internazionale giudaica. (Interruzioni, chiasso).

Signori, la prova. Sono venuto qui con una lista che vi irriterà, ma vi prego di non detestarmi, poiché non posso tacere di tale questione: si tratta di ciò che si chiama il portafoglio della banca Blank.

Permettetemi di leggere, e ciascuno di voi si ritroverà in questa lista. E probabilmente la lista non è completa. Dunque:

Sig. Brandsch, sottosegretario di Stato, 111.000.

Sig. Carol Davila 4.677.000.

Sig. Eug. Goga, credito d'ipoteca agricola, 6 milioni e 200.000 lei.

Al. Otelesanu: È un'ipoteca sulla proprietà della signora Eugen Goga.

N. Lahovary: Non è debitore il sig. Davila, è debitrice la «Banca Tzaraneasca»8. Non è la stessa cosa, vi prego di rettificare. (Interruzioni, chiasso).

Cornelin Z. Codreanu: Bene, signori, non dico che non vi sia del marcio. Pagherà, ma è denaro preso in prestito. (Interruzioni).

Signori, pagheranno o non pagheranno, non lo so, ma lasciate che vi dica una cosa sola: quando qualcuno prende denaro a prestito da una organizzazione finanziaria del genere, è inevitabile che egli debba appoggiarla quando si trova al governo o all'opposizione e in ogni caso che non debba colpirla quando essa deve essere colpita. (Applausi da molti banchi).

Corneliu Zelea Codreanu: Inoltre: Sig. Iunian 407 mila; sig. Madgearu 401.000; sig. Filipescu 1.265.000; sig. Mihail Popovici 1.519.000; sig. Raducanu 3 milioni e 450.000 (urli dai banchi della maggioranza); Banca Raducanu di Tecuci 10.000.000; sig. Pangal 3 milioni e 800.000; sig. Titulescu 19 milioni: e si capisce che non ho potuto avere altre informazioni precise, poiché anche il sig. Argetoianu dovrebbe essere in questa lista con 19 milioni.

Voci dai banchi della maggioranza: Si capisce!

Corneliu Zelea Codreanu: Io vi dico quello che ho potuto trovare. (Interruzioni, chiasso). Ce ne sono anche degli altri.

Signori, io non dico che questo denaro è stato dato sotto forma di mance, no! Questo denaro è stato preso di là sotto una certa forma e adesso si tratta di vedere quali operazioni siano state compiute da quella banca e vengono richieste misure energiche in tale questione, adesso che questi uomini, che si sentono legati a quella banca, non dispongono certo della piena libertà necessaria a prendere misure categoriche contro di essa. (Applausi da diversi banchi).

Signori, se si chiedono sacrifici per risanare questa terra, noi non possiamo consentire al sacrificio che si dovrebbe fare per risanare la banca Blank, al fine di pagare le spese delle nozze fatte a Parigi (dove sono stati spesi 50 milioni), (Esclamazioni, interruzioni).

Signori, in conseguenza di ciò, noi proponiamo alcune soluzioni pratiche che recano l'impronta della giovinezza:

CHIEDIAMO l'introduzione della pena di morte, esclusivamente per i manipolatori fraudolenti del pubblico denaro. (Applausi da banchi diversi).

V. G. Ispir: Signor Codreanu, lei si proclama cristiano e vessillifero dell'idea cristiana. Le ricordo -io sono professore di teologia- che sostenere questa idea è anticristiano. (Applausi).

Corneliu Zelea Codreanu: Signor professore, permettetemi di dirvi: quando si tratta di scegliere fra la morte della mia terra e quella del delinquente, io preferisco la morte del delinquente e sono miglior cristiano se non permetto che il delinquente affligga la mia terra e la conduca alla rovina. (Applausi da banchi diversi).

CHIEDIAMO il controllo e la confisca dei beni di coloro che hanno depredato questa povera terra. (Grida di «bravo»).

CHIEDIAMO che venga promosso un procedimento penale a carico di tutti quegli uomini politici sul conto dei quali risulti che essi hanno agito contro il paese appoggiando affari e interessi privati. (Applausi da banchi diversi).

CHIEDIAMO che in futuro venga impedito agli uomini politici di far parte dei consigli d'amministrazione delle diverse banche ed imprese. (Applausi da molti banchi).

CHTEDIAMO che vengano cacciate le torme di sfruttatori rapaci venuti su questa terra per sfruttare le ricchezze del suolo e l'operosità delle nostre braccia.

CHIEDIAMO che il territorio della Romania venga dichiarato proprietà inalienabile e imprescrittibile della stirpe romena.

Una voce dai banchi del partito nazional-contadino: Una dichiarazione del genere esiste.

Corneliu Zelea Codreanu: Non per la stirpe romena.

CHIEDIAMO che siano mandati a lavorare tutti gli agenti elettorali e che venga instaurato un comando unico, al quale si sottoponga all'unanimità tutto il popolo romeno.

Se nel momento presente i governanti del paese non possono prendere le misure necessarie a causa della Costituzione o delle leggi in vigore, allora noi siamo del parere che debbano sciogliersi i corpi legislativi e debba convocarsi un'Assemblea Costituente, affinché il popolo designi colui che sarà chiamato a prendere tutte le misure necessaire alla salvezza della Romania. (Applausi di molti banchi).

Punto 87.

DICHIARAZIONE tenuta dal Capo della Legione nel Parlamento del Paese.

Dal Mon. Of. del Novembre 1933.

Perciò noi attendiamo un altro regime, un altro sistema che verrà dopo che questo sarà crollato sotto il peso e il numero delle sue colpe.

Esso dovrà rispondere alle seguenti esigenze, in ordine di urgenza:

1) Eliminare queste discussioni sterili e pagate a caro prezzo del parlamentarismo democratico, da cui non è uscita nessuna luce e da cui soprattutto non può uscire la decisione eroica di far fronte al pericolo in queste ore difficili.

2) Sostituirle con un comando che riunisca in un solo pugno tutte le energie disparate della stirpe che si accaniscono oggi in una lotta fratricida, disciplinarle, restituire loro il morale perduto, infonder loro la fede nel nostro destino romeno e condurle sulle vie di questo destino.

3) Dichiarare guerra alla miseria e all'indigenza generale indirizzando al lavoro e alla moderazione gli elementi volenterosi, mandando al lavoro con la forza tutti gli elementi parassitari che giocano nello Stato il ruolo dei fuchi nell'alveare, tutti i fannulloni che fanno la guardia ai tavolini dei caffè dal mattino alla sera, tutti gli annoiati che girano per le strade, tutti gli agenti elettorali dei Municipi, delle Prefetture, dei Ministeri e tutti gli ideologi democratici, desiderosi di tener discorsi a buon mercato.

4) Eliminare tutto ciò che è parassitismo sopra il corpo esausto del paese; ridestare, organizzare e stimolare tutte le energie creatrici della stirpe.

5) Sradicare la disonestà e, confiscando gli averi dei colpevoli, restituire fino all'ultimo centesimo, all'erario dello Stato, il denaro rubato.

6) Passare alla testa della moltitudine dei poveri nel bene e nel male, mangiare il medesimo pane nero e il medesimo povero pasto del lavoratore povero, poiché in questi tempi difficili la miseria morale e l'ingiustizia di trattamento feriscono più che non la miseria materiale. Alcuni vivono nel lusso con champagne e caviale, mentre altri non hanno nemmeno polenta, sotto il regime della democrazia amica del popolo.

7) Render giustizia al Romeno nella sua terra. Guarire le sue ferite profonde. Riparare le ingiustizie secolari che egli ha sofferto durante i lunghi domini stranieri.

8) Difendere la Romania dal pericolo rappresentato dall'invasione crescente dei giudei.

9) Porre fine all'esistenza fallimentare dello Stato democratico basato sull'ideologia superata della rivoluzione francese. Compiere quell'atto di coraggio riformatore che elimini completamente e definitivamente il sistema di false astrazioni della filosofia politica di questa rivoluzione.

Una grande epoca storica tramonta e in suo luogo e ora di gettar le fondamenta di una nuova epoca. Una epoca di ritorno alle realtà nazionali, dando alla nazione il suo senso reale di società naturale di individui della medesima razza, e non il senso di nazionalità giuridica del cittadino, che permette di trasformare automaticamente in Romeni masse di stranieri calati fra noi per conquistarci e per opprimerci.

10) Innalzare dalle fondamenta il nuovo Stato etnico-nazionale basato sul primato della civiltà della stirpe, sul primato della famiglia e sul primato dei corpi di lavoratori.

Punto 87. Il programma e lo spirito.

Mi sono guardato dallo sviluppare un programma completo. Le sue grandi linee sono tracciate e conosciute (naturalmente col rischio di vederle rubate). I programmi si basano sulle realtà nazionali e, se vi sono realtà che rimangono, ce ne sono anche molte di quelle che mutano da un giorno all'altro.

Un programma non può essere una combinazione di teorie adunate dalle nuvole. Esso deve basarsi sulle realtà dolenti della nostra stirpe romena. Sono le sue ferite che devono essere guarite. Cercate programmi? Essi si trovano sulle labbra di tutti. Sarebbe meglio cercare uomini, poiché in una notte chiunque può preparare un programma, ma non di programmi si sente bisogno nel paese, bensì di uomini e di volontà. Ci sono movimenti che non hanno nessun programma: vivono sfruttando i diversi problemi che si presentano nella vita. Per esempio: l'usura. Essa divora e poi muore, a meno che non le compaia davanti un'altra preda. Vi sono altri movimenti che hanno un programma. Ve ne sono altri ancora che hanno più di un programma: hanno una dottrina, hanno una religione. È qualcosa di ordine superiore che riunisce in modo misterioso migliaia di nomini decisi a foggiarsi un altro destino. Se l'uomo di programma o di dottrina servono il loro programma con un certo interesse, i legionari sono uomini di una grande fede per la quale in ogni momento sono pronti a sacrificarsi. Questa fede essi la serviranno fino in fondo.

Per quanto bello e completo possa sembrare il programma dei lupisti, dei nazional-contadini, dei liberali, potete star certi che nessun lupista è pronto a morire per il programma lupista, nessun georgista per il suo e così via. Perciò io faccio meno affidamento sugli uomini radunati grazie ai programmi, i quali ti abbandoneranno nei casi difficili, che non su quelli reclutati in nome delle grandi fedi, i quali saranno con te fino alla morte.

Il nostro movimento legionario ha soprattutto il carattere di una grande scuola spirituale. Esso tende ad accendere fedi insospettate, esso mira a trasformare, a rivoluzionare le anime. Gridate ovunque che il male, la miseria, la rovina vengono dall'anima. L'anima è il punto cardinale sopra il quale si deve operare nel momento attuale. L'anima dell'individuo e l'anima del popolo.

Sono una menzogna tutti i programmi nuovi e i sistemi sociali fastosamente ostentati al popolo, se alla loro ombra ghigna la medesima anima malvagia, la medesima mancanza di coscienza verso l'adempimento del dovere, il medesimo spirito di tradimento verso tutto ciò che è romeno, la medesima dissolutezza, il medesimo spreco e il medesimo lusso. Chiamate l'anima della stirpe a una vita nuova. Non cercate i successi elettorali se essi non significano nello stesso tempo la vittoria delle forze organizzate nel rinnovamento dello spirito.

Programmi? Come? Credete che noi non possiamo prosciugare paludi? Non possiamo accumulare le energie delle montagne ed elettrificare il paese? Non possiamo innalzare città romene? Non possiamo far sì che i nostri campi producano il quadruplo? Non possiamo assicurare, sul nostro ricco suolo, il pane a ogni Romeno? Non possiamo emanare leggi che assicurino il buon funzionamento di un meccanismo statale adatto al tempo e alla nostra particolarità nazionale? Non possiamo elaborare piani quinquennali? Non potremmo innalzare qui, sulla cima dei Carpazi, una patria che splenda come un faro in mezzo all'Europa e sia l'espressione del nostro genio romeno? Possiamo farlo certamente! Ma il grande errore di molti uomini politici è stato quello di aver stilato programmi dettagliati, prima di aver posto le condizioni per realizzarli. Abbiamo anche noi programmi in tasca. Essi vengono studiati incessantemente, ma noi li conserviamo per il loro tempo. La gente vi chiede che cosa farete? Dite che uomini forti possono fare molte cose.

Intanto il nostro programma è:

1) Realizzare una forza.

2) Manovrarla in modo da vincere tutte le forze avverse.

3) Applicare i punti programmatici propriamente detti.

Abbiamo vie legali d'azione. In ogni caso i particolari, siano tattici o programmatici, fanno parte del segreto delle operazioni delle forze in lotta.

Punto 88. Dal manifesto «Rovine».

Le rovine.

Non c'è uomo che non sia cieco e che non veda come questa ricca Terra sia divenuta un cumulo di rovine. Rovina il podere del contadino, rovina il villaggio (pugno di uomini amareggiati che si lamentano), rovina il comune, rovina il circondario, rovinano i monti privi di abitanti, rovinano i campi incolti che non producono più nulla per il povero contadino, rovina il bilancio dello Stato, rovina il paese.

E sopra queste rovine che si estendono su tutta la terra romena un gruppo di vili, un gruppo di imbecilli, un gruppo di criminali senza pudore hanno innalzato i loro palazzi, quasi a sfidare la terra che geme di dolore e a umiliare la tua sofferenza, contadino romeno!

Al mondo non si vide mai un quadro più deplorevole, più doloroso e più sfacciato. Sopra milioni di poderi che vanno in rovina, sopra milioni di povere anime che gemono, si innalza beffardo il palazzo criminale del saccheggiatore della terra. Chi è costui? Cercatelo per le città sromenizzate e lo troverete. È l'imboscato del 1916. È l'eroe dei 100 km. lontano dal fronte o il traditore dei suoi fratelli e della sua terra; è l'arricchito di guerra, l'uomo d'affari, il profittatore del sangue che tu hai versato goccia a goccia dal profondo delle tue ferite.

Quando nel 1918 sei ritornato, ti sei inchinato davanti a loro, vedendolo grasso, ben vestito, mentre tu eri ricoperto di cenci; da allora egli ti ha preso in affitto, mentre tu sei caduto in suo potere con la terra che tu hai creata sui campi di battaglia.

Quale destino può avere questa povera terra, quando uno Stere, condannato a morte per alto tradimento e poi graziato, è capo di partito in Romania; quando un Socor, condannato e degradato per tradimento, è parlamentare e direttore di giornale e dirige la politica romena? Quando tanti imboscati stanno alla guida del paese? Abbiamo innalzato una bandiera. Contro di loro, contro coloro che hanno rovinato il paese, contro le torme di stranieri e di sromenizzati che ci hanno succhiato anche il midollo dalle ossa, noi abbiamo innalzato una bandiera. Quando ci siamo avviati all'ombra di questa bandiera, abbiamo chiesto la benedizione dei soldati caduti sul campo di battaglia per la Grande Romania e abbiamo fatto appello a tutti coloro che sono rimasti in vita dopo quelle lotte difficili. Questa bandiera vendicatrice ha sconfitto a Neamtz le schiere sfrontate dei politicanti. Questa bandiera le ha disperse a Tutova. Questa bandiera, santificata in due battaglie, la portiamo da un capo all'altro di questa terra. Essa infonde coraggio ai nostri e ispira il terrore nei nemici.

Ci siamo chiamati legionari. Noi, servitori di questa bandiera, non ci siamo solennemente impegnati per depredare il paese, non ci siamo solennemente impegnati per guadagnar partigiani a cui permettere di rosicchiare le ossa del paese.

Noi ci siamo solennemente impegnati a rimanere poveri fino alla tomba: si impoveriscano anche quelli fra noi che sono ricchi, ma ci siamo solennemente impegnati a vincere. A vincere e a compiere le nostre vendette. Siamo pronti al sacrificio, siamo tutti pronti morire.

Così siamo noi, i legionari. Invano e a torto ci hanno confusi alcuni della città e della provincia, credendo che noi lottiamo per renderli nostri seguaci e per dar loro in pasto questa terra.

No, noi non lottiamo per questo!

C. Z. C.

Punto 89. Ai portatori dello spirito nuovo.

LEGIONARI,

I chiacchieroni dei vecchi partiti percorrono di nuovo i villaggi, chiedendo il vostro aiuto per potersi rifare. Sotto il loro potere il Romenismo è stato messo dovunque in ginocchio di fronte allo straniero arrivato da poco. I grandi interessi della patria sono trascurati. Il mondo dei politicanti vede soltanto l'interesse del partito, e per la vittoria di questo sacrifica, ogni giorno e in ogni ora, il nostro stesso avvenire di stirpe.

Cadono i boschi delle montagne cadute in mano agli ultimi arrivati. Geme il cuore nel petto dei Motzi e degli abitanti del Maramures, dimenticati da tutti. I lavoratori romeni, abbandonati, ingrossano le file dei comunisti giudei. Il commercio romeno, lasciato senza protezione, cade in ginocchio nelle lotte impari con lo straniero. Nei quadri del nostro esercito glorioso penetra sempre più profondamente il germe dissolutore e corruttore delle coscienze. E per il futuro si prevedono ore difficili. Se verremo chiamati alla grande prova internazionale, chi difenderà mai la terra di questo paese e la gloria della nostra Bandiera?

Il contadino romeno vende il suo prodotto sotto prezzo di costo. I sensali si sono moltiplicati e ci sommergono. I caffè sono pieni di usurai e di intermediari. Essi si arricchiscono a danno di coloro che lavorano. Il popolo è spogliato. Il Romeno, impelagato nei debiti, è diventato lo schiavo moderno del banchiere giudeo. Il paese, diviso in partiti che si divorano l'un l'altro, crolla sotto i nostri occhi. A capo dei vecchi partiti non vi sono uomini fermi e decisi e non esiste in loro un briciolo di indirizzo nazionalista, un po' di stimolo per l'elemento romeno che da molti secoli tiene sulle sue spalle la vita del paese.

Legionari,

Di fronte a questa situazione e prima che i politicanti condannati possano rifarsi, abbiamo estratto la spada innalzando la bandiera del nuovo tempo. Si avverte nell'aria, sempre più accentuato, il bisogno di altri principî di vita politica e morale. La liberazione del paese dai politicanti è un imperativo del tempo. In luogo dei vecchi partiti si sente il bisogno di un rinnovamento. In luogo dei partiti sempre inchinati davanti allo straniero, c'è bisogno di una politica di autonomia nazionale e di incoraggiamento del Romenismo.

Dite a coloro che vengono di nuovo a prendervi per mano che il loro tempo e finito. «Tutti questi chiacchieroni possono crepare». D'ora in poi dovete ascoltare una sola voce, arcana e segreta come Dio: l'appello della terra dei padri. Questa voce deve udirla tutta la vostra gente. Ubbiditele all'unanimità!

Romeni,

Quando la vostra voce e la vostra volontà proclameranno la vittoria, la Romania risorgerà. Rifiorirà. Rifioriranno in lei, come peonie, i vostri figli. Lo straniero la rispetterà. Il nemico avrà timore di lei.

Soldati della Legione del Santo Michele!

Poiché Dio vi ha prescritto di costruire questa nuova Romania, e dal Nistro fino al Tibisco la stirpe attende di accogliervi con applausi interminabili, prorompa dai vostri petti d'acciaio il nostro grido di lotta e di vittoria: Viva la Romania romena! Viva la Legione!

Corneliu Zelea Codreanu, Capo della Legione.

Punto 90. Il manifesto del prof. Cristescu (modello di manifesto).

Romeni del circondario Vlasca!

Un movimento nuovo e deciso, guidato dal principio di un'azione di sacrificio e di onore nell'ambito dello Stato, ha inteso l'appello del grido di dolore e di rivolta di una stirpe intera.

Per questa terra ingannata da una banda di politicanti profittatori e predoni, minacciata e umiliata nei suoi fini da tutti gli stranieri e i venduti allo straniero, la Legione viene oggi come un movimento di slancio e di giovinezza, di entusiasmo e disciplina militare. Sotto lo scudo della nostra religione avita essa chiama alla lotta per l'instaurazione di una nuova vita di onore e di giustizia.

A capo di essa sta il figlio della Moldavia, Corneliu Zelea Codreanu, che, affrontando persecuzioni e sopportando sofferenze, lotta incessantemente per il riscatto della nostra stirpe e per il trionfo della giustizia. Per suo ordine ho preso il comando della Legione in questo circondario, assumendo l'obbligo santo di Romeno di chiamare in questa organizzazione coloro che conservano il prezioso focolare degli avi e sono decisi a lottare in spirito di sacrificio al nostro fianco per la vittoria del romenismo e della giustizia.

Romeni del circondario Vlasca!

Contadini, studenti, operai, intendete l'imperativo del momento e arruolatevi nella Legione!

Prof. Vasile Cristescu

Punto 91. I «cuzisti».

Compagni di lotta,

Non dimenticherete mai che questi uomini che si chiamano «cuzisti» si sono presi gioco delle nostre sofferenze per dieci anni di seguito. Essi hanno costruito le loro fortune politiche sopra le nostre spalle, per poi sputarci sul viso già tante volte colpito dai nemici.

Punto 92.

Articoli delle leggi del paese alla cui osservanza devono essere richiamati gli agenti della forza pubblica (sindaci, gendarmi, poliziotti, ecc.) che si oppongono alla propaganda della Legione abusando del loro potere.

SULLE INFRAZIONI

Art. 137 cod. penale: NON è considerato infrazione: l'atto imposto o autorizzato dalla legge, se esso viene eseguito nelle condizioni previste; il fatto che è stato compiuto da organo competente in virtù di un ordine di servizio, se quell'ordine è dato in forme legali dall'autorità competente e se non ha un carattere palesemente illegale. Quando l'esecuzione di un ordine di servizio costituisce un'infrazione, il capo o il superiore che ha dato l'ordine è punito come autore di quell'infrazione insieme con colui che ha eseguito l'ordine.

GLI ARRESTI

Art. 11 della Costituzione: La libertà individuale è garantita. Nessuno può essere detenuto o arrestato, se non in forza di un mandato giudiziario motivato, il quale deve essere comunicato al momento dell'arresto o, al più tardi, ventiquattr'ore dopo il fermo o l'arresto.

Art. 254 codice penale: Il mandato deve essere emesso dal giudice istruttore, dal pubblico ministero o da altra autorità giudiziaria nell'ipotesi in cui la legge lo preveda; e riconosciuta inoltre agli ufficiali di polizia giudiziaria la facoltà d'arresto nell'interesse delle indagini preliminari.

Art. 207 codice penale: Il fermo per indagini non può durare più di ventiquattr'ore; qualora qualcuno sia stato fermato per indagini oltre ventiquattr'ore, l'ufficiale di polizia giudiziaria che l'ha fermato viene punito con reclusione correzionale da 1 a 3 anni e con interdizione correzionale da 1 a 3 anni.

Art. 272 combinato con l'art. 245 del codice penale: Il pubblico funzionario che, usurpando un'attribuzione o abusando del suo potere legittimo o oltrepassando i limiti della propria competenza ovvero non rispettando o violando le formalità prescritte dalla legge, ovvero deviando in qualunque altro modo dai doveri inerenti alla sua funzione, arresta, detiene o ferma qualcuno oppure ordina che ciò venga fatto, commette il delitto di arresto arbitrario ed è punito con la reclusione correzionale da 1 a 3 anni e interdizione correzionale da 1 a 3 anni.

PERQUISIZIONI

Art. 11 della Costituzione: Nessuno può essere perquisito se non nei casi e nelle forme previste dalle leggi.

Art. 13 della Costituzione: Il domicilio è inviolabile. Nessuna visita domiciliare può essere operata se non dalle autorità competenti nei casi specificamente previsti dalla legge e seconda le forme da essa prescritte.

Art. 242 codice procedura penale: Se l'accusato è in stato di detenzione, ogni perquisizione della sua abitazione si svolge in sua presenza o in presenza di un suo delegato, o, se non è possibile, in presenza di un membro della sua famiglia. Quando la perquisizione viene eseguita da un ufficiale di polizia giudiziaria che non sia magistrato, la presenza di due testimoni e obbligatoria. Se l'accusato è libero, egli è chiamato ad assistere alla perquisizione senza notifica preliminare.

Art. 249 codice procedura penale: Eccettuato il caso di crimine o delitto, nessuna perquisizione può essere eseguita dalle ore 20 fino alle ore 6 all'interno di una abitazione contro la volontà di colui che vi abita, se non dal giudice istruttore in persona.

Art. 499 codice penale: Il pubblico funzionario che, oltrepassando i limiti della propria competenza o abusando del proprio potere o senza rispettare le formalità imposte dalla legge, si introduce o rimane nell'abitazione di una persona e nel luogo in cui essa esercita la sua professione ovvero in un luogo recintato, contro la volontà di colui che vi abita o che ha il diritto di disporne, commette il delitto di violazione di domicilio ed è punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni. Se in questa occasione viene eseguita anche perquisizione domiciliare o altro atto arbitrario, la punizione e la reclusione correzionale da 1 a 3 anni e l'ammenda da 2.000 a 5.000 lei. Il tentativo viene punito.

Art. 40 della legge di organizzazione della gendarmeria rurale: Gli atti che potrebbero ledere o restringere la libertà individuale non possono venir eseguiti se non in base a un ordine scritto, qualunque possa essere l'autorità da cui essi emanano.

Art. 39 della legge di organizzazione della gendarmeria rurale: A richiesta della parte, il gendarme è obbligato a rilasciare sul luogo una copia autentica dell'ordine ricevuto.

LEGISLAZIONE ELETTORAI.E

Art. 12 Legge elettorale: I cittadini romeni eserciteranno il loro diritto di voto muniti dei certificati elettorali che saranno loro rilasciati in base alle liste elettorali.

Art. 24 Legge elettorale: Qualunque cittadino può reclamare al presidente dell'ufficio elettorale di circondario contro coloro che sono incaricati di consegnargli il certificato elettorale e che rifiutano intenzionalmente di consegnarglielo. Il presidente, accolto il reclamo, ordinerà la consegna del certificato e gli incaricati sono obbligati di conformarsi alla sua disposizione.

Art. 115 Legge elettorale: Coloro i quali con percosse o violenze avranno influenzato il voto di un elettore o l'avranno posto nella condizione di astenersi dal voto, saranno puniti con la reclusione da un mese fino a tre mesi e con ammenda da 500 a 3.000 lei.

Art. 120 Legge elettorale: Non può essere impedita l'affissione per le strade e sulle pubbliche piazze dei manifesti e delle pubblicazioni elettorali che non contengano istigazioni contro l'ordine e la sicurezza dello Stato oppure calunnie. Coloro i quali intenzionalmente le distruggeranno saranno puniti con ammenda da 500 a 2.000 lei.

Art. 122 Legge elettorale: Nel caso in cui non sia il pubblico ministero a prendere l'iniziativa, venti elettori hanno il diritto di promuovere procedimento penale per la punizione dei delitti commessi in tempo di elezioni.

Art. 232 codice penale: Chi, con violenza o con minacce, impedisce a un cittadino di esercitare i suoi diritti politici o civili, è punito con la detenzione semplice da 3 mesi a un anno e con l'interdizione correzionale da 1 a 2 anni.

Art. 235 codice penale: Chi, con qualsiasi mezzo, impedisce il libero esercizio del diritto elettorale o falsifica in modo essenziale i lavori o gli atti di preparazione o di svolgimento delle operazioni elettorali o gli scrutini elettorali, commette il delitto di frode elettorale ed è punito con la reclusione correzionale da 1 a 3 mesi. Se il fatto è commesso da una persona incaricata di condurre, sorvegliare o assistere alle operazioni elettorali, la punizione e la reclusione correzionale da 6 mesi a 2 anni e l'interdizione correzionale da 1 a 3 anni. L'azione penale, se non è stata provocata dalla parte lesa o dal pubblico ministero, potrà essere promossa a iniziativa di almeno venti elettori.

RIFIUTO DI ATTI DI SFRVIZIO

Art. 243 codice penale: Il pubblico funzionario che, ingiustamente, rifiuta, omette o ritarda di compiere un atto a cui è obbligato in virtù della propria funzione o del proprio servizio, commette il delitto di rifiuto di atti di servizio ed è punito con la reclusione correzionale da 6 mesi a un anno e con ammenda da 2.000 a 5.000 lei.

ABUSO DI POTERE

Art. 243 codice penale; Il pubblico funzionario che, usurpando un'attribuzione o abusando del suo potere legittimo, ovvero oltrepassando i limiti della propria competenza, ovvero non tenendo nella dovuta considerazione o violando le formalità prescritte dalla legge, ovvero tralasciando in qualunque altro modo di compiere i doveri inerenti alla sua funzione, commette il delitto di abuso di potere, e punito con la reclusione correzionale da 6 mesi a 2 anni e con interdizione correzionale da 1 a 3 anni. La medesima pena si applica anche quando il fatto è compiuto allo scopo di costringere ingiustamente una persona a omettere o a tollerare qualcosa. Il tentativo viene punito.

ABUSO DI AUTORITÀ

Art. 246 codice penale: Il pubblico funzionario che senza giusto motivo fa uso delle armi, nella misura in cui questo fatto non costituisca un'infrazione più grave o in seguito ad esso non si produca un'infrazione più grave, commette il delitto di abuso di autorità ed è punito con reclusione correzionale da 1 a 3 anni e interdizione correzionale da 1 a 3 anni.

COMPORTAMENTO ABUSIVO

Art. 2A8 codice penale: Il pubblico funzionario che, nell'esercizio delle proprie funzioni, rivolge ingiurie a una persona o usa la violenza nei suoi riguardi, qualora il fatto non costituisca un'infrazione più grave, commette il delitto di comportamento abusivo ed è punito con la reclusione correzionale da 1 a 8 mesi.

VIOLAZIONE DI SEGRETI

Art. 502 codice penale: Chi sottrae o sopprime corrispondenza chiusa o aperta oppure qualsiasi altro scritto chiuso non indirizzato a lui, commette il delitto di sottrazione di corrispondenza ed è punito con la reclusione correzionale da un mese a un anno; mentre quando ne divulga il contenuto per procurarsi un utile materiale ovvero causa ad altri un pregiudizio materiale o morale, viene punito con la reclusione correzionale da 1 a 3 anni e con l'ammenda da 2.000 a 3.000 lei.

Art. 503 codice penale: Chi in maniera fraudolenta ottiene o usa una comunicazione telegrafica o una conversazione telefonica, commette il delitto di intercettazione fraudolenta di comunicazione telegrafica o telefonica ed è punito con reclusione correzionale da 1 a 5 mesi. Quando l'autore dell'infrazione divulga la comunicazione telegrafica o telefonica per procurarsi un utile materiale ovvero causa ad altri un pregiudizio morale o materiale, viene punito con la reclusione correzionale da 6 mesi a 2 anni.

Art. 504 codice penale: Quando il delitto prevista nel precedente articolo è commesso da pubblici funzionari, la pena è aumentata sino a due anni.

Perciò: Il pubblico funzionario fa ciò che gli ordina la legge o ciò che gli ordina il suo superiore. Quando esegue un ordine impostogli dalla legge, quell'ordine deve essere eseguito nelle condizioni prescritte dalla legge, con le formalità che essa richiede, mentre, quando egli esegue un ordine di servizio impartito da un suo superiore, quell'ordine deve essere stato dato nelle forme previste dalla legge, deve essere stato emesso da un superiore che aveva il diritto di emetterlo e non deve essere contrario alla legge; inoltre chi riceve questo ordine deve avere il potere di eseguirlo.

Se in base a un ordine di servizio l'inferiore commette un crimine o un delitto, è punito tanto lui quanto il superiore che ha dato quell'ordine.

La libertà individuale è garantita dalla Costituzione. Ogni atto che leda questa libertà non può essere eseguito se non in base a un ordine scritto, qualunque sia l'autorità che emette questo ordine. Quando un gendarme esegue un ordine che investe la libertà di una persona (arresto, perquisizione domiciliare), se quella persona lo richiede, il gendarme è obbligato a rilasciargli all'atto dell'arresto etc. una copia autenticata dell'ordine che egli esegue.

La Costituzione del paese prevede che nessuno sia arrestato se non in base a nn mandato giudiziario, mentre questo mandato deve essere esibito all'arrestato proprio all'atto del suo arresto o, al più tardi, ventiquattro ore dopo l'arresto (cfr. art. 11 della Costituzione).

Il codice penale esige che il mandato d'arresto sia emesso dal giudice istruttore o dal procuratore o da altra autorità giudiziaria competente.

La legge attribuisce facoltà agli ufficiali di polizia giudiziaria (procuratore, giudice istruttore, giudice di circoscrizione rurale, commissario, capo di posto) di trattenere per indagini colui che è considerato colpevole, ma questo fermo non deve oltrepassare le ventiquattr'ore; altrimenti, l'ufficiale di polizia giudiziaria che lo ha trattenuto sarà punito ex art. 207 codice penale.

Quando un pubblico funzionario arresta o ordina l'arresto di qualcuno senza che la legge gli attribuisca il potere di farlo o di ordinarlo ovvero se arresta qualcuno a suo arbitrio senza tener conto delle formalità richieste dalla legge, sarà punito ex art. 272 codice penale per arresto arbitrario.

Perciò, quando un agente della forza pubblica viene ad arrestarti, domandagli in che qualità lo fa e chiedigli di esibirti l'ordine scritto.

La Costituzione afferma che nessuno può essere perquisito, se non nei casi previsti dalla legge e soltanto nelle forme che essa stabilisce (art. 11 della Costituzione).

Il domicilio è inviolabile. Nessuna visita domiciliare può essere eseguita se non dalle autorità legali e solo secondo le formalità richieste dalla legge. Le autorità che hanno questo potere sono: gli ufficiali di polizia giudiziaria (giudice istruttore, procuratore, giudice di circoscrizione rurale, commissario, capo di posto), i quali possono eseguire perquisizione domiciliare solo con l'autorizzazione scritta del giudice istruttore. Se colui che subisce la perquisizione domiciliare è arrestato, la perquisizione nella sua abitazione non può essere eseguita che in sua presenza o in presenza di persona da lui delegata o, almeno, in presenza di un membro della sua famiglia. Quando la perquisizione 1a opera un commissario o un capo di posto, devono essere presenti anche due testimoni. Se l'accusato è in libertà, deve essere chiamato ad assistere alla perquisizione (art. 208 cod. proc. pen., art. 247, 249 cod. proc. pen.).

Le perquisizioni domiciliari non possono essere effettuate tra le ore 8 di sera e le 6 di mattina, se non nell'ipotesi di crimine o delitto. Il giudice istruttore le può eseguire in qualunque momento (art. 249 cod. proc. pen.).

Il pubblico funzionario che si introduce nell'abitazione o nel cortile di una persona senza il permesso di colui che vi abita, abusando del suo potere e non avendo alcuna autorizzazione, sarà punito ex. art. 499 c. p. per violazione di domicilio. E, se in tale occasione egli ha effettuato anche perquisizione domiciliare ovvero ha insultato o colpito chi vi abita, sarà punito ancor più gravemente (art. 499 c. p.).

Tutti i cittadini romeni iscritti nelle liste elettorali hanno il diritto di votare. Ogni legionario che ha compiuto i 21 anni ha il dovere di iscriversi nelle liste elettorali.

Se non ti viene dato il certificato elettorale, reclama immediatamente presso il presidente dell'ufficio elettorale di circondario.

I manifesti elettorali possono essere affissi per le strade e nelle piazze pubbliche in qualsiasi momento, non soltanto in periodo elettorale. Tutti i legionari devono sapere che le ordinanze con cui i Prefetti di Circondario interdicono ciò sono illegali.

Chi distrugge i manifesti elettorali sarà punito ex art. 120 della legge elettorale.

Chi impedisce a un cittadino di votare sarà punito ex art. 232 c. p.

Nessuno ha il permesso di votare più volte. Chi vota più volte sarà punito ex art. 235 c. p. Se coloro che assistono all'interno di un seggio elettorale (delegati) o coloro che dirigono e sorvegliano le operazioni di voto falsificano i risultati, saranno puniti secondo l'art. 235 c. p. Venti elettori potranno reclamare presso la Procura del Regno.

Se un legionario presenta un esposto a un'autorità e richiede lo svolgimento di un'indagine, ma coloro che sono obbligati ad accogliere la richiesta non vi aderiscono, dimostrando così il loro odio contro di noi, il legionario deve sapere che quel pubblico funzionario può essere punito secondo l'art. 243 c. p.

Le autorità, operando in violazione di legge, commettono spesso abusi di potere, specialmente nei confronti dei legionari, sia per garantire un utile a un loro protetto, sia per procurare un danno a un legionario. Questi abusi sono puniti conforme all'art. 245 c. p. I legionari non devono lasciarsi pestare sotto i piedi. Se un pubblico funzionario, un'autorità (prefetto di circondario, ecc.) fanno uso della forza delle armi senza fondati motivi, sono punibili secondo l'art. 246 c. p.

Il pubblico funzionario deve comportarsi correttamente con coloro che egli deve servire. Se, durante l'esercizio delle sue funzioni, insulta e colpisce coloro che egli deve servire, sarà punito secondo l'art. 248 c. p.

Il segreto epistolare è garantito dalla Costituzione. Nessuno ha il permesso di aprire le lettere chiuse di un altro, né di leggere quelle aperte, poiché sarà punito secondo l'art. 502 c. p. Accade che cialtroni governativi, o autorità, aprano le lettere, anche raccomandate, indirizzate ai legionari, invocando per questo comportamento la censura e lo stato d'assedio. I legionari devono sapere che si tratta di veri e propri abusi e che nessuna legge al mondo attribuisce a chicchessia il diritto di aprire le lettere di un altro o di fermare i giornali e le pubblicazioni che vengono spedite per posta ai legionari, o di ascoltare furtivamente le conversazioni telefoniche dei legionari.

Il contenzioso legionario centrale.

Punto 93. La poesia del capo di cuib.

VINCEREMO!

Dai monti vien di buccina una voce
E intorno a te c'è tanto affanno atroce!
Tu, educato nel vecchio insegnamento,
Entra deciso nel combattimento.
Svegliati, su! S'è accampato uno stuolo
Di cavallette sopra il nostro suolo.
Leva la fronte, o lo rovineranno:
Sempre più stretti i confini si fanno.
Sia che adesso ti trovi sopra il monte
O al piano esteso fino all'orizzonte,
Sulla collina oppure presso l'onda
D'un fiume o in una vallata profonda,
L'appello accogli senza esitazione.
Siamo migliaia noi della Legione:
Fra noi ci son ragazzi di valore,
Uomini e bimbi, e a tutti ferve in cuore
Una brama: l'avito suol che il Nistro
Racchiude col Tibisco e il vecchio Istro9
Appartenga in futuro solo a noi
Insieme con tutti i tesori suoi
Immensi ... Ascolta, sei forse contento
Che si sia perso, come fumo al vento,
Il sacrificio dei caduti? E il cuore
Ti regge, nel veder che il popol muore
Di fame, e lo stranier, giunto col vento,
Proprietario dell'oro e dell'argento,
Sta a crogiolarsi nella sazietà
In splendidi palazzi di città?
Sveglia, Romeno! Entra nella Legione:
Ed il brivido della decisione
Santa
nei nostri ranghi sentirai
E benedetto dai morti sarai!

5 Marzo 1933.

PETRE E STEFAN, contadino,
Capo del gruppo legionario Balcesti-Arges

 

Questo opuscolo contiene la legge fondamentale della Legione, la sola che impegna ufficialmente l'organizzazione. Tutto ciò che è comparso prima d'ora è abolito.

Camerati,

Ho scritto questo libretto in modo che sia di facile comprensione a voi tutti. E adesso all'opera! IL

CAPO DELLA LEGIONE

IL GIURAMENTO DEI LEGIONARI

MOTZA E MARIN

GIURO di fronte a Dio,
Di fronte al vostro santo sacrificio per Cristo e per la Legione,
Di allontanare da me i piaceri terreni,
Di staccarmi dall'amore umano,
E per la Resurrezione della mia stirpe,
Io ogni momento,
Di essere pronto a morire.

LO GIURO!

IL GIURAMENTO DEI GRADI I.EGIONARI

Cari camerati,

Tutte le volte che mi sono trovato di fronte a un sacrificio legionario, mi sono detto: Che cosa terribile sarebbe, qualora sopra il nobile supremo sacrificio dei camerati si radicasse una casta vittoriosa a cui si aprissero le porte della vita degli affari, delle speculazioni fantastiche, dei furti, delle crapole, dello sfruttamento. Per ciò, alcuni sarebbero morti per servire agli altrui appetiti di arricchimento, di vita comoda e di sfrenatezze!

Ecco, ora Iddio ci ha condotti qui, di fronte al più grande sacrificio che il Movimento Legionario avrebbe potuto dare. Poniamo il cuore, il capo e il corpo di Motza e del suo compagno Marin a fondamento della Nazione Romena. Fondamento oltre i secoli per le future grandezze romene. Poniamo quindi Motza e Marin a fondamento della futura élite romena, la quale sarà chiamata a fare di questa stirpe ciò che la nostra mente a stento intravvede.

Voi, che rappresentate i primi inizi di questa élite, giurate di comportarvi in modo da essere veramente il sano principio del grande avvenire dell'élite romena, di difendere l'intero movimento legionario, affinché esso non scivoli lungo la china dell'affarismo, del lusso, del benessere, dell'immoralità, del soddisfacimento di ambizioni personali o di appetiti di umana grandezza. Giurerete che avete compreso, che perciò non esiste più alcun dubbio nella vostra coscienza, che Ion Motza e Vasile Marin non hanno fatto il loro sovrumano sacrificio affinché alcuni di noi, oggi o domani, si rimpinzino e banchettino sul loro sepolcro. Essi non sono morti perché noi sconfiggiamo, col loro sacrificio, una casta di sfruttatori al fine di installarci noi nei palazzi di questa casta, continuando lo sfruttamento del paese e del lavoro altrui, continuando la vita di affari, di lusso, di dissolutezza. In tal caso, con la nostra vittoria la misera moltitudine dei Romeni cambierebbe soltanto l'insegna degli sfruttatori, mentre questa terra spremuta raccoglierebbe le sue forze estenuate per sopportare una nuova categoria di vampiri che le succhi il sangue: cioè noi.

MOTZA, tu non sei morto per questo. Tu hai compiuto il tuo sacrificio per la stirpe.

Giurerete quindi che avete compreso, che essere élite legionaria nel nostro linguaggio non significa soltanto lottare e vincere, ma significa sacrificarsi permanentemente al servizio della Stirpe, poiché il principio di élite è legato all'etica di sacrificio, di povertè, di vita aspra e severa, e che laddove termina il sacrificio di sé, là termina l'élite legionaria.

Giureremo perciò di impegnare i nostri successori a venire al sepolcro di Motza e di Marin, a deporre il loro giuramento di osservare queste condizioni essenziali dell'élite, condizioni per le quali noi stessi giuriamo:

1. Di vivere in povertà, estinguendo in noi gli appetiti di arricchimento materiale.

2. Di vivere una vita aspra e severa, rifiutando il lusso e il superfluo.

3. Di vanificare ogni tentativo di sfruttamento da parte dell'uomo sull'uomo.

4. Di sacrificarci continuamente per la nostra terra.

5. Di difendere con tutte le nostre forze il movimento legionario contro tutto ciò che potrebbe trascinarlo su strade di compromessi; o contro tutto ciò che potrebbe abbassare il suo sublime orizzonte etico.

MOTZA E MARIN,

LO GIURIAMO!

Bucarest, 12 Febbraio 1937.

I DIECI COMANDAMENTI

a cui il legionario deve attenersi per non deviare dalla sua strada gloriosa in questi giorni di oscurità, di sventura e di tentazione satanica. Affinché tutto il mondo sappia che noi siamo legionari e restiamo legionari per l'eternità.

1. NON CREDERE in nessun modo alle informazioni, alle notizie sul movimento legionario lette in qualunque giornale -anche quando questo sembri nazionalista- o sussurrate all'orecchio da agenti o pure da uomini onesti. Il legionario non crede se non all'ordine e alla parola del suo Capo, Se questa parola non viene, significa che nulla è cambiato e che il legionario prosegue tranquillo avanti per la sua strada.

2. STAI BENE ATTENTO con chi hai a che fare. E valutalo come si deve, sia quando e un avversario che vuole ingannarti, sia quando è un amico stolto che è stato ingannato da un avversario.

3. GUARDATI come da una grande calamità dallo sconosciuto che ti esorta a fare qualcosa. Egli ha un interesse e vuole perseguire il suo interesse tramite te o vuole comprometterti di fronte agli altri legionari. Il legionario agisce soltanto dietro ordine o per sua propria iniziativa.

4. SE qualcuno vuole tentarti o comprarti, sputagli in faccia. I legionari non sono né stupidi né merce d'acquisto.

5. EVITA coloro che vogliono farti doni. Non accettare nulla.

6. ALLONTANATI da coloro che ti adulano e ti lodano.

7. DOVE esistono soltanto tre legionari, costoro vivano fra loro come fratelli: Unità, unità e ancora unità! Sacrifica tutto, immola te stesso, i tuoi desideri e tutto il tuo egoismo per questa unità. Essa, l'unità, ci darà la vittoria. Chi è contro l'unità, è contro la vittoria legionaria.

8. NON PARLAR MALE dei tuoi compagni. Non accusarli. Non mormorare all'orecchio e non tollerare che ti si mormori.

9. NON SPAVENTARTI se non ricevi ordini, notizie, risposte alle lettere, o se ti pare che la lotta ristagni. Non allarmarti, non prender le cose sul tragico, ché Dio e al di sopra di noi e i tuoi capi conoscono la via giusta e sanno quello che vogliono.

10. NELLA TUA SOLITUDINE prega Iddio, in nome dei nostri morti, affinché ci aiuti a sopportare tutti i colpi sino alla fine delle sofferenze, sino alla grande risurrezione e alla vittoria legionaria.

Marzo 1935

Corneliu Zelea Codreanu

L'ASSOCIAZIONE, «AMICI DEI LEGIONARI»10

Statuto

Ecco lo statuto dell'associazione:

«Ho preso l'iniziativa di stabile un legame fra coloro che non sono divenuti e non possono divenire legionari. Esistono molti che sono stati spiritualmente a fianco di questo movimento, ma non hanno potuto esservi inquadrati, sia perché funzionari di Stato o di imprese private, sia perché commercianti o imprenditori impediti da molte difficoltà nelle loro professioni, sia perché costituiti spiritualmente in modo da non essersi potuti completamente integrare nella severa spiritualità di questo movimento. Esiste tuttavia in questa terra una buona parte di Romeni, i quali riconoscono la necessità di offrire un aiuto a questi giovani che gelano sul fronte della lotta per il paese.

«Guardate da ogni parte: paesi come l'Italia, il Belgio e la Germania risorgono a nuova vita e di vittoria in vittoria tracciano nuove strade sotto il sole. «Solo noi, solo noi Romeni stiamo fermi. Noi guardiamo indifferenti tutte le agitazioni della nostra gioventù e crediamo a tutte le calunnie che le vengono gettate sopra.

«Una domanda ci strazia il cuore; Saremo noi, sarà questa stirpe destinata soltanto alla sconfitta? Non potremo anche noi dare al mondo una grande vittoria romena? «Queste considerazioni ci hanno indotto a costituire una forma di associazione destinata ai non militanti che intendano prestare il loro aiuto alla gioventù chiamata "Gli Amici dei Legionari"».

DECISIONE DELLA DIREZIONE LEGIONARIA

Ci siamo presentati alla direzione del movimento legionario, da cui ci è stata data la seguente risposta:

«Accettiamo con molta gioia la Vostra proposta. Essa ci sarà di reale aiuto per la vittoria. Questa proposta risolve anche un altro problema.

«Intorno a noi abbiamo amici, indifferenti e nemici. Considereremmo un disastro qualora domani, quando la tromba della vittoria suonerà sulla terra romena, coloro che sono stati veti amici della stirpe fossero messi con disprezzo da parte, mentre a coloro che ci hanno avversato o sono rimasti indifferenti fino alla vigilia della vittoria fossero attribuiti incarichi con ricompense immeritate, come eroi dell'ultima ora. Questa triste prospettiva ci perseguita da molto tempo. Infatti, se il secondo giorno dopo la vittoria si verificasse una cosa del genere, tutta l'opera legionaria sarebbe annientata.

«Perciò la Vostra proposta è portatrice di salvezza: sulla sua base potremo conoscere coloro che ci sono stati amici nel momento del bisogno, coloro che sono rimasti indifferenti a tutti i tentativi di questa stirpe e coloro che ci hanno avversati, avversando il destino della stirpe.

«Noi non perseguiamo una vendetta, ma sentiamo la necessità di creare un sentimento di responsabilità in mezzo a questo popolo romeno. Ciascuno dovrà sapere che egli risponderà del suo atteggiamento. Non può vivere un popolo disposto a seguire tutte le opinioni che si presentano, tutti gli atteggiamenti, tutti i mutamenti e tutti i compromessi».

COLORO CHE NON POSSONO ESSERE ACCETTATI

La direzione del movimento legionario ha dunque approvato questa iniziativa, ma ha posto tre condizioni:

«Accettiamo questi amici cristiani di ogni partito, di ogni gruppo, di ogni categoria sociale. Non ci interessa né la classe, né il gruppo politico di cui fanno parte e in cui possono restare anche in avvenire.

«Non accettiamo però assolutamente l'amicizia:

A) DI COLORO CHE CI HANNO ATTACCATO CON VILTÀ O HANNO TENUTO CON VILTÀ UN ATTEGGIAMENTO SIMPATIZZANTE.

B) Di coloro che hanno dimostrato, nei rapporti con noi o con altri, di essere uomini SENZA CARATTERE.

C) Di coloro che sono stati SCORRETTI, guadagnandosi fortune con affari sporchi o mediante appropriazione di pubblico denaro.

«Chiunque, perciò, può entrare in questo mondo degli «AMICI DEI LEGIONARI», eccezion fatta per queste tre categorie».

CONDIZIONI DI ISCRIZIONE «In seguito a questa risposta abbiamo concordemente stabilito le seguenti direttive:

I. Gli Amici dei Legionari aiutano i legionari materialmente e moralmente secondo le loro possibilità, mensilmente o annualmente.

II. Essi sono completamente fuori dell'organizzazione legionaria, le cui norme di accettazione sono molto più severe.

III. Essi non si conoscono fra loro e non si riuniscono mai.

IV. Essi non possono essere conosciuti nemmeno dai legionari.

V. La prima riunione di queste persone si terrà nel giorno della Vittoria. Allora essi verranno convocati nominalmente dal Capo della Legione, saranno conosciuti dai legionari e festeggiati da tutto il popolo.

VI. Possiedono un numero d'ordine e una parola d'ordine.

VII. Saranno informati correttamente e al tempo giusto su tutti i problemi legionari importanti.

«Questa associazione è stata fondata Venerdì 6 Novembre 1936.

Note

1- Della libertà. torna ^

2- La capriola della Legione. torna ^

3- Michele il Prode. torna ^

4- Specie di casa dello studente. torna ^

5- Stefano il Grande. torna ^

6- Gli originali delle lettere si trovano nell'album apposito che le raccoglie. (Nota di Codreanu). torna ^

7- Gazzetta Ufficialetorna ^

8- Banca Contadina. torna ^

9- Danubio. torna ^

10- Il comitato, al punto 76, (Nota di Codreanu) torna ^

Indice

Miscarea Legionara